Arturo Sicari - Le mie canzoni | Yesterday notizie
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Yesterday 
      1. Play

The Beatles

Quella mattina del 1963 fa Paul si svegliò con una melodia in testa: poche note, ma sentì il bisogno di suonarle. Era bellissima, così bella che Paul non credeva di averla “creata” lui, l’aveva sicuramente sentita da qualche parte, anche se non ricordava dove, forse dalla collezione di dischi jazz di suo padre, e poi inconsciamente l’aveva ‘sognata’. “John, che canzone è questa?”. “George, Ringo dai, che vi ricorda?”. Niente. Nessuno l’aveva mai sentita, nemmeno amici e produttori. I Beatles avevano già scritto capolavori, ma quella melodia aveva qualcosa di speciale. Per non perderla, Paul mise delle parole quasi a casaccio, con l’intento di cambiarle in un secondo momento (lo fecero spesso lui e John, scatenando le fantasiose ipotesi dei critici quando invece decisero di lasciare i primi versi che avevano usato, per quanto bizzarri): Scrambled Eggs era il titolo, «uova strapazzate», e il primo verso faceva così: “Scrambled eggs, Oh my baby how I love your legs (uova strapazzate, ragazza, quanto mi piacciono le tue gambe). La persecuzione di Paul continuò a lungo, finquando, esausto di uova strapazzate, tutto il suo entourage gli intimò di completare la canzone. Paul ci riuscì in Portogallo nel maggio del 1965, sulla strada che andava dall’aeroporto di Lisbona alla villa del suo amico Bruce Welch: era nata “Yesterday”. Ma nacque male. Non convinceva innanzitutto gli altri componenti della band, troppo “leggera”, “morbida” rispetto alle loro sonorità dell’epoca. Quando poi il 14 giugno del 1965 McCartney si recò negli studi di Abbey Road per registrarla, su indicazione del manager George Martin ma anche per una presa di posizione di Lennon, Harrison e Starr, “Yesterday” fu registrata solo dal suo autore, con l’accompagnamento di un quartetto d’archi. Paul faticò anche a convincere gli altri che meritava di essere inserita in un album, che poi sarà “Help”, e nelle esibizioni dal vivo fu lasciato da solo sul palco a suonarla. McCartney, però, aveva ragione su tutto. “Yesterday” oggi è quasi un prototipo della canzone moderna,  votata da BBC, MTV e Rolling Stones, tra gli altri, in tre classifiche diverse, come la canzone pop più bella di sempre; con il record di essere la canzone con più cover ufficiali (intorno a 1.600, ma qualcuno parla di oltre 3.000), con oltre 7 milioni di passaggi in radio e tv negli Stati Uniti nel Ventesimo secolo, prima nelle classifiche britanniche e statunitensi per anni, e con una serie infinita di altri record. Una canzone che sembra semplice, a partire dall’accordo iniziale (registrata in FA maggiore ma pensata in SOL) che richiama vagamente la musica rinascimentale; con un testo, da qualche parte si sostiene influenzato da “Answer Me” di Nat King Cole, che parla di un amore andato, o forse anche della madre di Paul morta prematuramente. Ma di ‘semplice’ non ha nulla, geniale com’è nella sua essenzialità, uno di quei capolavori che forse – appunto – solo in sogno possono nascere. E così dirompente che non è esagerato pensare che proprio nel momento in cui il mito stava nascendo, “Yesterday” segnò la prima, insanabile, crepa nel legame tra i Favolosi Quattro. “Yesterday” l’hanno cantata praticamente tutti, ma non è una canzone per tutti. Tra i 1.600 certificati, abbiamo scelto tre mostri sacri, più uno: Elvis Presley, Ray Charles e Frank Sinatra. Più l’impagabile invenzione di Massimo Troisi in “Non ci resta che piangere”. Ascoltateli, non prima però di aver ascoltato la canzone col testo originale cantata, molti anni dopo e per gioco, da Paul McCartney in persona. –