Arturo Sicari - Le mie canzoni | la cura notizie
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La Cura 
      1. Play - Jones

Franco Battiato

«La cura» e l’amore universale

C’è un’altra canzone in qualche modo è affine alla Cura: la più anziana E ti vengo a cercare (Fisiognomica, 1988). In comune, oltre a un tappeto sonoro trascinante, quel pieno orchestrale dal moto ondoso, hanno il merito di aver costruito un ponte tra corporeità e spiritualità, di aver sapientemente unito con un filo invisibile la terra al cielo. Sono due brani che, in qualche modo, sono stati fraintesi o, più semplicemente, sono fiabe musicali con svariati livelli di lettura.

Entrambe ci parlano d’amore, senza (quasi) mai citare la parola incriminata (per dovere di cronaca, La cura lo fa. Una volta). Di un amore sentimento popolare, che è sostanza di questo mondo, ma anche dell’Amore che move il sole e l’altre stelle, un concetto che risiede altrove, inafferrabile e incomprensibile.

«No, non c’era nessuna donna», aveva specificato Battiato a proposito di E ti vengo a cercare, «cercavo di volare più alto». Eppure, al di là del contenuto spirituale, è una canzone che tantissimi/e hanno dedicato all’anima gemella e senza dubbio fatto suonare al proprio matrimonio. All’inesorabile tensione verso l’amato, sia esso di natura umana o divina, La cura aggiunge il desiderio di fargli del bene, di proteggerlo, di prendersene cura appunto. E cosa si può desiderare maggiormente quando si ama, del preservare quel qualcuno – ma anche noi stessi (nell’altra possibile lettura) – dal decadimento e dalla fine?

Quel testo, che parla di malattie e guarigione e che oggi, più che mai risuona, rinnovando il suo potere taumaturgico, in qualche modo ha reso Franco Battiato una guida spirituale, anche per chi non aveva mai nemmeno ascoltato la sua musica. Da intellettuale che cantava brani il più delle volte oscuri, diventa – suo malgrado, probabilmente – colui che mostra la strada per la saggezza e il benessere assoluto.

Questa volta, poi, la via è luminosa e percorribile da tutti. Lui e Sgalambro si servono della più universale delle metafore: quella in cui prendersi cura di se stessi e coltivare la propria anima diventa instancabile accudimento dell’altro. «Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto… ti salverò da ogni malinconia». E al di là delle teorie filosofiche che hanno mosso i due a scriverla, non esiste immagine più potente e suggestiva di un amore in grado di trascendere anche la morte.