Antonello Venditti
È il 6 settembre 1975 e Antonello Venditti pubblica Lilly, il suo quarto album.
Con Lilly, Venditti raggiunge la piena maturità artistica e compositiva. L’album soddisfa pienamente le ambizioni di un cantautore di 26 anni, in piena ascesa creativa. I testi sono molto ricercati, sia nelle canzoni più politiche (Lo stambecco ferito) che in quelle d’amore (L’amore non ha padroni). Spiccano soprattutto due brani, che saranno tra i più amati e apprezzati nella carriera di Venditti: Compagno di scuola e Lilly, che dà il titolo all’album. Quest’ultima è la prima canzone italiana che parla apertamente dell’eroina. Qui il cantautore racconta il dramma di una ragazza, Lilly, che, come tanti altri in quegli anni, cade nel mondo della droga. Lilly album raggiunge il primo posto della classifica italiana sia per i 33 giri che per i 45 giri. Da questo album in poi Venditti sarà uno dei protagonisti della canzone d’autore italiana.
Quarto album di Antonello Venditti), considerato il più esaustivo del suo percorso musicale prima della contestata svolta commerciale di Buona Domenica (1979).
Con l’album Lilly, Venditti si toglie alcuni sassolini dalla scarpa, per esempio col brano Penna a sfera dedicato al giornalista di Ciao 2001, Enzo Caffarelli (1953), che lo aveva attaccato dalle pagine del giornale. Ma, soprattutto, ripercorre – come quasi sempre accade nei suoi LP – la nostalgia scolastica, questa volta con Compagno di scuola, rivolto ai compagni del Liceo Giulio Cesare (scuola che tornerà spesso nei suoi pezzi). Pezzo che però finisce sotto la censura della casa discografica RCA che si oppone alla strofa, modificato poi in “filava tutti meno che te”. Brani rilevanti di Lilly sono anche Lo stambecco ferito, metafora della violenza politica e L’amore non ha padroni, brano dedicato a Simona Izzo (1954), che Venditti aveva sposato in quell’anno. E, a proposito di tale canzone, una curiosità: il cane citato (“…e ti sei comprata un cane…”) è quello che, 7 anni dopo, Venditti citerà in Dimmelo tu cos’è (“Il nostro cane non mi riconosce più…”).
Ma, ovviamente, il long playing è ricordato soprattutto per la triste Lilly, incentrata su una ragazza vittima della tossicodipendenza. Lilly era una ragazza che Venditti aveva conosciuto anni prima, Patrizia il suo vero nome, forse una compagna di infanzia (“eravamo due bambini … studiavamo insieme … i tuoi poeti maledetti … viaggiavamo insieme “).
La vera Lilly, tuttavia, a dispetto del testo, non sarebbe morta di droga (“ti dovevano guarire”), nonostante gli effetti devastanti sul suo corpo della eroina (“senza capelli, senza denti per mangiare “) e sulla sua esistenza (“… li dovevano arrestare … quattro arance la domenica mattina… dopo due anni non mi riconoscevi…”). Anche se il cantautore non ha mai voluto svelarne il seguito esistenziale (in un’intervista del 2014 al Fatto Quotidiano si limitò a dire: “Spero sia ancora viva“). (M.L. per 70-80.it)