Angelo Branduardi
La pulce d’acqua (1977) è il quarto album registrato in studio del cantautore italiano Angelo Branduardi.
La prima edizione di questo disco era accompagnata da nove tavole disegnate da Mario Convertino, in cui l’artista interpretava, con i suoi disegni, le canzoni del disco; la tavola de La pulce d’acqua, è diventata la copertina della prima stampa in CD dell’LP. Ciascuna tavola si riferisce a un brano dell’album; la tavola relativa aIl Marinaio è un omaggio a Maxfield Parrish.
La pulce d’acqua
Nella cultura degli indiani d’America, così impregnata di spiritualità e di armonia verso tutto il creato, la malattia può essere causata dal malato stesso che ha infranto un tabù oppure, come succede in questo brano, non ha rispettato gli elementi naturali, provocando l’intervento di uno spirito maligno che lo punisce con un malessere o addirittura con la perdita dello spirito, dell’ombra. Compito dell’uomo o della donna di medicina, è quindi quello di riportare l’equilibrio interiore, attraverso rituali terapeutici chiamati anche “canti”.
E’ buio nel bosco che sfiora il campo indiano, è l’ora delle chiacchiere tra le sequoie e i rapaci notturni… Questa notte si parla di un uomo imprudente: forse ha fatto troppe domande, oppure ha ascoltato qualcosa che non doveva… così la pulce acquatica ha rubato la sua ombra ed ora quell’uomo è malato. La civetta corre via, deve portare subito la notizia al falco: è un uccello che vola così in alto da poter arrivare vicino al Grande Spirito. Prima che sia giorno egli saprà cosa fare…
Ecco l’inizio della leggenda indiana che ha ispirato la celebre canzone della pulce d’acqua: un ”passaparola”, una sorta di “gossip” tra le creature della foresta, che riesce a salvare un uomo. Branduardi ci narra l’epilogo e lo fa con un impeto di violino, con uno sfrenato rincorrersi di note, da rendere davvero magiche le parole che porteranno la guarigione: ”E allora devi a lungo cantare, per farti perdonare e la pulce d’acqua che lo sa, l’ombra ti renderà.”